31 dicembre, 2017

31 Dicembre














Un anno che è stato molto ostico per quel

che riguarda la mia sfera familiare , con 

il culmine il 19 settembre giorno in cui 

la mia dolce Mamma ci ha lasciato. Lei 

ora è un angelo di Dio , e la sento vicina 

a me in ogni momento, perche' non c'e' alcun

attimo in cui il mio pensiero non sia per lei.

Discussioni , dolori , ferite dell'anima,ci 

 sono   stati  dei mesi   che pensavo di non

farcela , emotivamente a superare tutto ...

Problemi di salute per mio marito , per

mio figlio , che mi hanno debilitato le

forze psichiche , fino a portarmi ad 

autoisolarmi , e non aver voglia di 

vedere e parlare con nessuno/a...........

Questa è la vita , a volte dolce a volte

amara , mai una via di mezzo , eggia'

sarebbe troppo , poi ci si abitua e non

va bene . E siamo giunti al 31 dicembre,

con un cielo che promette neve e tanto

freddo , mi coccolo con il calore del 

termosifone , e penso a quanto sarebbe

bello poter sorridere , anzi ridere ancora,

con il Cuore contento e sereno , come un 

tempo,  oramai lontano , ma i desideri ,

quelli veri si potranno esaudire ?

Vorrei soltanto questo Anno Nuovo , 

che inizi con il sorriso , per me e per

tutte le persone che mi sono care , 

non solo familiari , ma anche virtuali.




BUON 2018!




Semplicemente Donna













 Tic...Tac...Tic...Tac...






















... e sarà una nuova Alba di Luce capace di Emozionarmi come sempre

e sarà il nuovo Anno a sorprendermi nella poesia di un mattino timido 

d'Inverno ... e sarò sempre Io.







"Voglio credere che guarderò questo nuovo anno come se 

fosse    la prima volta che 365 giorni scorrano davanti ai 

miei occhi. Che vedrò le persone che mi circondano con

sorpresa e stupore, felice di scoprire che sono lì accanto a

me a condividere qualcosa che si chiama amore, di cui si 

parla molto , ma del quale si capisce bene poco."


P. Coelho








24 ottobre, 2017

Ed a volte è : Malinconia




" Ai lati degli occhi si aprivano le rughe

   e da lì scolava la malinconia ."

Erri DeLuca



















Ci sono giorni che sembra non passino mai ,

e penso che forse sono quelli dove la mia

malinconia riaffiora e fugge spaziando per

tutto il mio corpo in brividi e dove non c'è

nessuna voglia di sorridere , nemmeno un

accenno con le labbra di mezzo sorriso ...

Vorrei qualcuno , vorrei qualcosa , vorrei

un bacio , vorrei una carezza , vorrei un

sorriso , vorrei un momento solo mio e

passarlo con chi mi ha donato tanto in

pensieri    e parole tempo fa , ma per

causa    mia ora è lontanissimo e non

tornerà . Ma è questo mio desiderare

che    sfiora  il cuore e se chiudo gli

occhi , sento la sua voce e sembra

persino sia seduto con me sulla

nostra panchina ...ad ascoltar il

fruscio nel calpestar le foglie.




Semplicemente Donna



















20 settembre, 2017

Mamma

























M a m m a





La prima visione sei stata Tu

quando sono nata .

La prima parola che ho imparato è Mamma.

La mia vita , la mia dolcezza,

la mia forza , la mia sensibilità.

Sei tu che me li hai trasmessi

questi splendidi doni.

La tua Anima da Ieri è con Dio ,

che ti ha accolta tra le sue 

Anime più pure e limpide .

Proteggimi Mamma , sarai 

accanto a me per sempre ,

in ogni mio pensiero d'amore ,

ci sei Tu con  Papà ora dinuovo 

Insieme per l'eternità . E sai, 

tante altre cose avrei voluto dirti,

ed avrei voluto ancora vedere il

tuo sorriso , un tuo bacio , il tuo

abbraccio ... non me lo hanno

permesso più...ma tu sai la verità.

Con tutto l'Amore che posso .



Ti amo tua figlia Rosa come mi chiamavi Tu.



Mamma è diventata un angelo il 19 settembre 2017



















03 settembre, 2017

Vuoto



Per colmare un vuoto devi inserire
ciò che l'ha causato. Se lo riempi
con altro, ancora di più spalancherà
le fauci. Non si chiude un abisso
con l'aria.

[ E. Dickinson]





















Il mio vuoto sei Tu , che forse nemmeno lo sai

preso da mille passioni ed altrettante delusioni.

Dice la grande scrittrice Emily D. che bisogna

inserire nel vuoto cio' che l'ha fatto nascere .

E' una parola , io come faccio a mettere Te , 

che sei lontanissimo dall'immaginare che mi

manchi tantissimo. Come faccio a dirti che 

mi sono innamorata di te? Di un'Emozione 

che nata dietro ad un mondo virtuale ....

Come faccio a dirti che vorrei essere la 

sola ed unica Donna per te? E che non 

passa giorno che nei miei pensieri più

belli ci sei ...Ed allora per colmare 

questo "vuoto" che mi hai lasciato ,

prendo il mio Amico Libro , lo vedi

si è proprio lui , come lo vedi in 

questa bellissima immagine , lui

mi aspetta sempre , e non vede

l'ora che le mie mani e la mia

mente  lo "accarezzino leggendolo". 

Ma alla fine non posso fare altro

 che pensare  ...ma Tu? 

Esisti o non Esisti?".




Semplicemente Donna 





































21 agosto, 2017

Diamante

Ho bisogno di prendere
un treno ,salire su un 
aereo ,viaggiare nella 
notte ,aspettare l'alba.
Vedere il mare.
Ho bisogno di scrivere
un racconto , leggere
un romanzo, placare
la fantasia , colorare 
un sogno. Vedere Te.

Paul Ironie 
















Avevo bisogno di leggere qualcosa che mi facesse sopravvivere

alle mie giornate, alla strada,qualcosa a cui appigliarmi.

Avevo bisogno di ubriacarmi di parole.


Charles Bukowski 















Un diamante Sei, che brilla e si espande

in  ogni  più  piccola  piega  della mia

pelle, gioco di luci infinite ,  sfilata di

 luccichii che si riflettono nelle iridi

dei tuoi occhi, raggiungendo i miei.


Tu sei la mia Luce, io il tuo Diamante.

Per sempre!




Semplicemente Donna
































07 agosto, 2017

Livorno

LIVORNO




LIVORNO è vento e mare. E' una città di porto che sa accogliere chi viene e aspettare chi parte e poi ci ritorna. Mare e scogli, sguardo che spazio all'infinito verso l'orizzonte, amaranto il suo cielo. Acqua che sbatte sugli scogli, che con i suoi schizzi scavalca la Terrazza Mascagni quando il mare è mosso e le onde si alzano. Livorno è una metafora della sfida dell'esistenza. Sembra una fortezza come quella dell'Antico Porto Mediceo, è una città che ti protegge ma che con quella sua tavola liquida ti invita Oltremare, ti schiude dal torpore, da una nicchia rassicurante, dalla routine e ti apre un sentiero che puoi percorrere per trovare il tuo posto in quella gran cosa che è la vita. All'inizio titubante poi con una determinazione forte e uno slancio. Hai preso il volo e corri al galoppo. Sì perché se sei nato a Livorno ami il mare, il galoppo e le donne. All'Ardenza, davanti all'Accademia c'è un ippodromo dove i purosangue corrono su una pista in erba a otto metri dal mare. Ci sono giornate d'inverno che sono dolci, il tepore del sole che accarezza la pelle e fa da sottofondo alla passeggiata sul lungomare, alla bicchierata con gli amici alla Baracchina Rossa. Al caffè rigorosamente al vetro al bar davanti ai Quattro Mori. Livorno e l'Arte, la musica di Mascagni, i quadri e le sculture di Modigliani. Livorno e la politica, Gramsci e un teatro dove nel 1921 fu fondato il Partito Comunista. E' una città di sentimenti forti, lo esprime anche la sua parlata. E' tutto sopra le righe, il livornese ti parla apertamente. Ti dice quello che pensa. Ti guarda in faccia, una pacca sulla spalla al ritrovarsi e poi via a briglia sciolta su tutto. La politica, il pallone, la pallacanestro che qui visse un'epoca magnifica di derby tra due squadre, la Libertas e la Pallacanestro Livorno. Livorno città olimpionica, culla dei grandi campioni della scherma, di calciatori importanti, uno su tutti, il capitano della grande Inter, per tutti Armandino. Picchi, il suo cognome, è scritto sulla pelle di tutti i livornesi. Città che è diventata il set di un film intenso di vita e di sentimento, quel delizioso 'La prima cosa bella' di Virzì. Una pietra angolare della livornesità ma anche scorci di una città definita brutta - forse perché il suo centro storico fu distrutto nella seconda guerra mondiale con i bombardamenti - ma che d'estate si illumina nel quartiere Venezia con spettacoli, cene all'aperto, musica e la vita pulsa insieme alle parole. Città di amici, Livorno, ma per capirla e amarla devi quasi fuggire da lei. Il suo abbraccio è stordente, rassicurante. Devi compiere la tua Odissea per tornare ad Itaca. Aver navigato i mari mossi della vita, essere passato per un percorso di formazione letterario, sentimentale per poter tornare in quel grembo dove hai preparato l'uscita dal guscio in un liquido amniotico dove hai respirato l'anima di questa città di ideali e di libeccio. Allora puoi scrivere nel taccuino di viaggio gli amori adolescenziali, il primo bacio sotto le lampade dell'Ardenza - l'ippodromo dove tutti sono stati almeno una volta, anche il Conte Max Allegri che allena la Juventus -, i libri del liceo dove quella ragazzina del primo banco ti disegnava un cuore e le vostre iniziali. Il corpo acerbo, la pelle di donna che ti incantava come quando hai visto giocare il Livorno per la prima volta e quell'amaranto era un colore fiero, che non si piega, che rinasce ogni volta. Sul prato rotolava insieme a quella sfera anche la parte magmatica della gioventù. Quando hai tutto in mano, tutto in divenire e senti pulsare la vita anche quando vedi una ragazza accavallare le gambe e pensi d'un tratto che quelle calze eleganti che indossa e quel gesto lì, accavallare le gambe, sia una scintilla luminosa, profumata di eros, sogno e fantasia, vitale, brillante. Impetuosa come la sgabbiata di una corsa dei cavalli, quando si aprono le gabbie e i purosangue scattano per la partenza. La ragazza del liceo con il quale scambiavi i dischi di Morandi e Patty Pravo, di Celentano e di uno che tu amavi piu' di tutti gli altri, il Sergio Endrigo di quello stupendo 'Io che amo solo tè è tutto il vento che è soffiato quando avevi ai piedi le scarpe da ginnastica Superga, nelle mani il Manifesto dei tuoi sedici anni e un mondo da cambiare e riempire di pensieri di condivisione e di comunismo come una società di beni comuni, di eguaglianza e di quel terzo motto della rivoluzione francese che oggi si è smarrito, ' fraternitè'. Quanti fogli bianchi hai riempito sulle panchine della Terrazza Mascagni, finito di leggere il tuo amato Dostoievskij, sognato che al governo ci fosse un Principe visionario e buono come quello de “L'idiota”. E che la felicità fosse di piccole cose, un gelato, la partita, una sciarpa scozzese che tua madre ha cucito, il concerto di De Andrè. E magari gli ultimi spiccioli giocati su un cavallo visto bello al tondino dell'Ardenza. Non eri importante, allora. Eri ancora in bozzo, dovevi ancora aprire le ali. Ma in quell'indefinito, in quell'esistenza grezza e piena di pudori e rossori, di non saprei c'era il seme di un mare che sembrava non finire mai. Quello che oggi puoi vedere dalla terrazza all'ultimo piano del rinnovato Grand Hotel Palazzo. Da lassù si vedono le navi arrivare in porto, le barche che gonfiano le vele come abiti da sposa dove il bianco viene baciato dal blu'. E provi la stessa emozione di quando accarezzavi la pelle di lei, di quella cerbiatta, di quella donna che ti ha svezzato di nuovo perché ti ha fatto vedere parte di te che avevi accantonato. Sei tornato a sentire quella scintilla che solo i campioni avvertono alla sgabbiata. Via, partiti. Si esce di nuovo, si mangia un panino davanti al mare con nello zaino un foglio di giornale, un romanzo di Baricco appuntato a lapis come se dovessi ancora fare i compiti. Hai archiviato l'idea di un incontro necessariamente fisico con una donna. Quasi ti sei innamorato di un'alchimia della mente. Hai provato a tenere dentro il cuore un sentimento profondo e intenso, prossimo alla purezza per una donna. Qualcosa che non voli via al primo libeccio. Qualcosa che resti intenso e non si bagni al primo schizzo di acquamarina. 


Se forse sei il suo Sognatore è perché sei nato in quella città che si chiama Livorno. Dove per amarla devi andare lontano e ritornarci. E quel "Deh" è un'apertura per tutto. Per la vita, per l'arte. Per l'amore. Per scrivere un ti amo ad ogni schizzo d'onda.



Racconto di Un Sognatore










Terrazza Mascagni







Posto alla vostra attenzione gentili visitatori di  questo mio semplice blog,


un altro racconto , mi scuso fin da ora per la sua lunghezza , ma per il 

mio Amico Sognatore vale la pena dedicarne qualche minuto in più 

per leggere questa meraviglia di Racconto .Di cuore grazie infinite per 

queste perle in scrittura che mi doni , in modo che posso postarle .


Semplicemente Donna






15 luglio, 2017

Partire


                            ... Metterò un nastro
di seta sul cuore per non dimenticarmi
che devo dimenticare. E rendere possibile
l’impossibile. Perché sei
la cosa più bella, tra l’altro, di questo mondo.

Angel Garcìa Lòpez

















" Dal mio zaino di viaggio ideale vorrei scaricare tutti i pesi inutili, per tenere solo ciò che ho di leggero ,utile e importante,per lasciare tanto spazio alle cose nuove che sicuramente verranno. Così dovrei fare anche con la mia vita. Scelgo quindi di portare con me la prudenza,ma non le paure. L'apertura mentale , non il pregiudizio. L'entusiasmo, non le illusioni . Il coraggio , non l'incoscienza . Porto sicuramente i desideri, la passione e tutti i miei sogni, ma lascio i pesi del passato a casa. Le mie convinzioni, le mie idee e i miei progetti, non le aspettative altrui . Il silenzio , non il rumore. L'amore , non la diffidenza .Se la vita è un viaggio , allora è decisamente meglio viaggiare leggeri...."


[ F. Grandis ]




























Una valigia fatta e disfatta , mille volte , dentro 

dovrei aver messo tutto ciò che mi serve per il mio

viaggio, comprese le poesie dedicate in tanti anni ,

compresi i sorrisi che ci siamo scritti e le tante 

chiacchierate allegre o serie che abbiamo fatto .

E poco importa se il tutto è stato su di un foglio 

bianco di un computer , per me e per Voi erano veri.


Questi pensieri sono una metafora per raccontare

un allontanamento da persone che ho sempre 

considerato Amici veri. Sono anni che non so più

che fine hanno fatto , soprattutto come stanno ...

Due persone splendide che nel mio percorso virtuale

sulla piattaforma dove ho il profilo, non potevano 

mancare, come io non potevo mancare a loro , perché

mi cercavano e se non mi leggevano per un po' , ne 

soffrivano davvero , come ne soffrivo io le volte che

capitava a loro . Lascerò su questo mio blog i pensieri

più belli per loro due , lascio (anche se non ne avrei voglia)

il profilo aperto sulla piattaforma dove ci siamo conosciuti,

sperando un giorno di rivederli ancora  , anche fosse solo 

per un "CIAO" sarebbe sufficiente per sentire nel mio Cuore 

che stanno bene , perché non si dimentica Mai chi ci è entrato

nel Cuore con gentilezza , sincerità, disponibilità anche se 

dietro ad un monitor ed una tastiera per comunicare.

E' stata come una partenza la vostra cari Amici,

ma nella mia valigia del Cuore voi siete sempre

in viaggio con me . 



Semplicemente Donna 










 

14 giugno, 2017

Lo scrittore e la ragazza russa










Sulla spiaggia dalla sabbia bianca, finissima, lo scrittore era uscito dalla sua capanna. La marea notturna aveva lasciato sull'arenile, come ogni sei ore, il suo carico di conchiglie. L'uomo che il mondo lo vedeva raccolto nei confini di un taccuino, raccontandolo su quei fogli bianchi cuciti a mano, un giorno che il suo matrimonio era finito ed aveva deciso di andare a vivere su un'isola, si era innamorato delle conchiglie. 

Le raccoglieva ogni mattina in un secchiello riempito a metà d'acqua. Erano ancora piene di sabbia o di alghe, quando raccoglieva quelle creature che provenivano dal mare. Le puliva sciacquandole nell'acqua e poi togliendo con i polpastrelli eventuali residui di sabbia o di alghe ancora attaccati alle conchiglie. Poi si dirigeva nel capanno e le riponeva con cura negli scaffali, a gruppi di cinque in un cassetto diverso. 

Legno chiaro perchè aveva sempre amato il chiaro, anche quello della pelle di una donna. Che anche in un suo racconto era sempre diafana, di una lucentezza bianca. Amava quella tonalità perchè rimandava alla purezza dell'esistenza, allo stato bambino del mondo, dove sei spontaneo, innocente e non corrotto dalla vita. Quella mattina lo scrittore dovette interrompere quel suo meticoloso riporre le conchiglie, quel lavoro quotidiano cui faceva seguire l'annotazione su un quaderno a quadretti delle caratteristiche di ogni conchiglia: colore, dimensione, giorno dell'approdo sull'isola e localizzazione nello scaffale. Ad esempio A1 sinistra. Dalla spiaggia arrivò qualcosa che era a metà tra un lamento, un gemito e un grido. 

Lo scrittore uscì fuori e vide che riversa sulla battigia, vicino a quel punto della riva dopo il mare diventa schiuma, c'era una ragazza che si lamentava. Controllò che non avesse fratture o ferite, poi le toccò la fronte con il palmo della mano e sentì che aveva la febbre, anche alta. Il vestito era completamente zuppo. La prese in braccio e la portò verso la capanna. Entrò e la posò sul letto tenendole il braccio sotto la testa per appoggiarla sul cucino con un approdo dolce, lieve. Si diresse verso il lavello, prese dalla dispensa un bicchiere, lo riempì a metà con l'acqua presa dalla bottiglia di vetro che teneva sul tavolo da pranzo. La ragazza bevve a piccoli sorsi. Le soffiò qualcosa nelle orecchie, come un sussurro. Lei si svegliò, aprì gli occhi. Vedendolo chiese chi sei, dove sono?. La rassicurò con un sorriso e tenendole la mano. Stai tranquilla, qui sei al sicuro. Eri svenuta e hai la febbre. Adesso, starai meglio. Riposa. 

La ragazza dormì tutta la mattina, si svegliò verso le tre. Affamata, si sedette a tavola, gustò le uova al tegamino e gli asparagi che lo scrittore le aveva cucinato. Prese il cappello di paglia con un nastro blu' a infiocchettare la tesa e uscì per un giro. Tornò dopo un'ora, aveva raccolto dei fichi. Lo scrittore era fuori, a raccogliere della legna. Aveva lasciato sul tavolo un taccuino. La ragazza lo aprì e lesse il frammento di quello che doveva essere un racconto: “la ragazza russa guarda le foto che si è scattata a Piazzale Michelangelo. Guarda in camera e sorride felice di avere Firenze e l'Arno alle sue spalle. Ha i capelli spuntati che arrivano a toccarle le spalle e le sue mani sono belle, con le unghie laccate di rosso”.











 Scrivi molto bene, lo sai. Così la ragazza disse quando lo scrittore rientrò con la legna che accatastò sul retro del capanno. Uscirono insieme a vedere il tramonto siedendosi a riva. L'uomo le porse una sigaretta e si avvicinò al suo viso per accenderla con l'accendino. Sentì il profumo di lavanda della sua pelle e la bellezza di una giovane donna. Guardarono i colori, arancione, blu, viola, rosso del tramonto scambiandosi poche parole. E' bello qui, disse lei, aggiungendo “da quanto ci stai?”. Da cinque anni la sua risposta. Chi è la ragazza del racconto? Potresti essere tu, rispose l'uomo. Alla sera fecero un falò con la legna raccolta nel pomeriggio. Bevvero caffè e dopo tequila. Lui tirò fuori una chitarra, accennò Yesterday e la ragazza lo sorprese con una voce armoniosa, che cantò le parole di quel successo dei Beatles. La luna era alta in cielo e dava luce al blu' notte quando rientrarono. C'era un solo letto a una piazza e mezzo. Entrò prima lei, poi lui. Parlarono un po', poi lei sganciò il reggiseno e lui la coprì. 

Perchè ci sono notti in cui un uomo copre una donna perchè quella notte contenga piu' vita e magia piu' incanto e felicità perchè possano bastare anche nei tempi di magra. In fondo il sesso e l'amore sono una piena. Ci sono istanti che ci riempiono.

 La ragazza ripartì la mattina dopo, quando arrivò sull'isola la barca che porta verso Lisbona. Li lasciò una cosa, il suo cappello di paglia con la tesa infiocchettata dal nastro blu' perchè lui non la dimenticasse e si ricordasse, quando raccontava il mondo nei suoi taccuini, di quella notte d'amore baciata dal mare e dalla luna. 





Racconto scritto da  Un Sognatore







07 giugno, 2017

Alba sul Lago




Maggio, LAGO DI LEMANO

Il residence sul Lago di Lemano era una deliziosa oasi di pace. Di legno 
profumato e di vetro, di colori tenui e pareti silenziose. Di sigarette fumate 
alla finestra, di sguardi e di parole, scelte in tutta la loro preziosità. 
Perchè le parole con il loro suono, con il loro introdursi tra sguardi, gesti a 
fissare attimi, a sottolineare un incontro, sanno essere luccicanti diamanti. 
In un luogo come un lago svizzero, di quelli con i prati verdi alle spalle e 
fianchi delicati come fiordi, che danno ristoro alla mente e al cuore. E' 
quella bellezza del luogo a diventare palcoscenico, occasione privilegiata per 
qualcosa che scarta dalla routine e scandisce il ritmo, i minuti, piu' o meno 
interminabili, di dolci confidenze tra coppie consolidate, nuove od anche 
clandestine. Un lago svizzero ideale per trascorrere un week end lontano da 
Milano. Dell'Italia lui si era portato dietro soltanto i giornali di quel 
giorno, Il Foglio, Il Manifesto e il giornale delle corse. Lei era arrivata con 
il treno di metà pomeriggio in tempo per guardare assieme a lui, dal terrazzino 
quel tramonto di azzurro e cremisi con cui il giorno salutava il lago. 



Aveva posato la valigia sul letto matrimoniale e poi chiesto il permesso per una 
doccia. Era uscita dal bagno venti minuti dopo con un accappatoio rosso ed il 
suo sorriso luminoso. "Sei bellissima" era stato il suo commento, immediato, 
avendo riscontrato in Lei un bagliore particolare in quel marrone degli occhi 
che la luce del tramonto rendeva di un fascinoso nocciola. Di lei, che aveva 
conosciuto al festival del cinema di Locarno qualche mese prima, amava una 
spontaneità diretta, una semplicità nel fare conversazione che non era in lui, 
timido e riservato. Lei non girava mai intorno alle cose, esprimeva apertamente 
quello che pensava su tutto. A lui piaceva accarezzarle i capelli, sentire 
passare sulle dita la fragranza della pelle bianca. Quando l'accarezzava non 
aveva idea dell'età di quella donna che l'aveva incantato appena si era seduta 
accanto a lui alla conferenza stampa della proclamazione dei vincitori del 
festival del cinema. Gli aveva detto "Posso?", un semplice "Posso?", gentile, 
rispettoso, poi aveva accavallato le gambe e posato sopra il suo taccuino e la 
sua  Mont Blanc nera. Adesso che si erano ritrovati su quel tramonto sul lago 
dall'impasto di luce sorprendente, azzurro e quel cremisi che nel rosso 
contiene un po' di blu', si erano abbracciati davanti alla finestra del 
residence che dava sul lago. Un lungo silenzio, poi la mano di lui aveva 
percorso la bocca di lei, in tutta la sua delicatezza. Abituato a percorrere il 
percorso dei caratteri fin quando da bambino era entrato in una stamperia e si 
era lasciato incantare da quella magia, aveva seguito il disegno, morbido.



Un procedere lento, un po' titubante. Come quando il rossore aveva avvolto il suo 
viso davanti al seno di lei che in tutto il suo magnifico alabastro era sbucato 
dalla camicietta aperta sul terzo bottone. Aveva fantasticato molto su quella 
donna da qualche mese a questa parte. Dentro di lui, nella sua mente e nella 
sua anima, lei era la donna dell'amore morbido. Forse per una frase che gli 
aveva scritto un giorno in una mail. Era uno di quei pomeriggi da cane in 
redazione, con tanti fatti inattesi che si sovrappongono nel calcio malato di 
oggi: i calciatori del Genoa costretti a levarsi la maglia e consegnarla agli 
ultrà, la rissa dei dirigenti della Lazio ad Udine e, ultimo, il cazzottone di 
un allenatore ad un proprio giocatore sul campo di Firenze. Poi, nel vortice di 
una riunione di redazione, sul suo portatile era arrivata quella frase che 
l'aveva messo di buon umore 'a me piace l'amore morbido'. Era un'ipotesi, una 
suggestione, un punto di vista che si spalancava sulla sua idea di femminile. 
Sull'altra metà del cielo. Aveva riflettuto su quella frase portata dalla rete 
ed era giunto alla conclusione che " Non si ama mai allo stesso modo, il 
maschile ha tanti sentieri diversi nell'incontro con il femminile". Poi l'urlo 
del caporedattore l'aveva richiamato all'ordine, al brusco risveglio in 
un'attualità che scottava. "Dai svegliati, trenta righe sulla Fiorentina, è 
successa la fine del mondo su quel prato. Un minuto di follia che non si era 
mai visto. Sbrigati, che andiamo in stampa con la prima edizione". Aveva solo 
pensato: "Ma io Delio Rossi l'assolvo. Contro tutto e tutti. Non lo mando al 
patibolo. Poi magari il capo butta tutto nel cestino". Quell'uomo sicuro di sè 
quando scriveva e dava di un mondo o di una disciplina una sua 
rappresentazione, invece, navigava a vista nel rapportarsi al mondo femminile. 



Ad un universo altro, magico, meraviglioso ma anche misterioso e per certi 
versi inafferrabile. Un pendant con la caducità dei sentimenti che lui aveva 
definito un'onda in un suo tentativo adolescenziale di poesia.  Le lenzuola, 

profumate di lavanda, furono il teatro di un avanzare lento, mai precipitato di
un fondersi. Lei si accostò sul petto di lui. La sua mano passava sulla guancia 
di lei, ne sfiorava le orecchie, poi dai capelli passava al collo. Lei rispondeva 
con piccoli e ripetuti baci sulle mani. C'era una felicità dannunziana in quella
stanza sul lago, una felicità che sapeva rinnovarsi in gorghi d'acqua che 
portavano dalla sorgente alla foce. Dalle carezze ai baci infuocati, da un 
qualcosa che prendeva coraggio attimo dopo attimo. E di estatico aveva
l'andare oltre il momento per una tensione assoluta, per un tendersi di due
anime e due corpi in un uno. Non senza tensione perchè come nei protagonisti
del Piacere d'annunziano un bacio aveva un'intensità tale che era piu' dolce,
piu' giocoso di un amplesso. Un piccolo gesto scatenante il desiderio. Lui 
abbassò le spalline della sottoveste di seta di lei. Il suo seno sbocciò in tutta la sua 
meraviglia. Per pudore la donna spense uno dei faretti, quello che illuminava 
il suo corpo. Poi prese a parlarle, gli raccontò di quando era ragazzina e di 
questo tempo in cui lei si sentisse addosso, nonostante lo scorrere del tempo, 
uno spirito di quegli anni. Voleva dire stupìrsi ancora delle cose, 
entusiasmarsi di ogni piccola cosa. Un po' come accade ai bambini quando 
osservando le cose, un arcobaleno, un animale, un aereo, si incantano con tutto 
il loro candore. Quelle parole scelte, accuratamente per raccontare la sua 
infanzia e poi l'adolescenza e poi il tempo migliore di una donna ancora nel 
fiore degli anni, furono il preludio di una notte di carezze e di piccoli baci. 
Si frugarono come dei ragazzini, con il piacere inaspettato di quando si prova 
un'emozione non anticipata dal pensiero ma che lo scandire dei fatti schiude 
all'incanto e allo stupore fanciullesco.


 L'alba sul lago li accolse con una luce dorata che alle cinque del mattino aveva
 preso il posto del rosa dei capezzoli di lei che lui aveva protetto nelle sue mani
 prima di un timido bacio, quasi casto. 

Sul comodino di lei era aperta a pagina 52 un'edizione 
economica del Gattopardo. Quella notte lei aveva sognato di essere Claudia 
Cardinale con il vestito bianco nel ballo con Alain Delon.





Racconto scritto da Un Sognatore 













Fotografia di proprieta' di Un Sognatore









Sono sempre splendidi i racconti del caro amico Sognatore , 

scritti con  perfezione , con dolcezza , con pura passione.

Mai scontati , ed ogni volta che li leggo ne trovo una

 nuova visione di sentimenti volti alla fine a fare  di un 

Sogno una realtà. Una frase molto bella e 

significativa che scrive :

" Non si ama mai allo stesso modo, il 

maschile ha tanti sentieri diversi 


nell'incontro con il femminile". 

Posso solo aggiungere che è incredibilemente 

"vera" e ringraziarti per donarci , intensi 

 momenti  di evasione mentale.