14 giugno, 2017

Lo scrittore e la ragazza russa










Sulla spiaggia dalla sabbia bianca, finissima, lo scrittore era uscito dalla sua capanna. La marea notturna aveva lasciato sull'arenile, come ogni sei ore, il suo carico di conchiglie. L'uomo che il mondo lo vedeva raccolto nei confini di un taccuino, raccontandolo su quei fogli bianchi cuciti a mano, un giorno che il suo matrimonio era finito ed aveva deciso di andare a vivere su un'isola, si era innamorato delle conchiglie. 

Le raccoglieva ogni mattina in un secchiello riempito a metà d'acqua. Erano ancora piene di sabbia o di alghe, quando raccoglieva quelle creature che provenivano dal mare. Le puliva sciacquandole nell'acqua e poi togliendo con i polpastrelli eventuali residui di sabbia o di alghe ancora attaccati alle conchiglie. Poi si dirigeva nel capanno e le riponeva con cura negli scaffali, a gruppi di cinque in un cassetto diverso. 

Legno chiaro perchè aveva sempre amato il chiaro, anche quello della pelle di una donna. Che anche in un suo racconto era sempre diafana, di una lucentezza bianca. Amava quella tonalità perchè rimandava alla purezza dell'esistenza, allo stato bambino del mondo, dove sei spontaneo, innocente e non corrotto dalla vita. Quella mattina lo scrittore dovette interrompere quel suo meticoloso riporre le conchiglie, quel lavoro quotidiano cui faceva seguire l'annotazione su un quaderno a quadretti delle caratteristiche di ogni conchiglia: colore, dimensione, giorno dell'approdo sull'isola e localizzazione nello scaffale. Ad esempio A1 sinistra. Dalla spiaggia arrivò qualcosa che era a metà tra un lamento, un gemito e un grido. 

Lo scrittore uscì fuori e vide che riversa sulla battigia, vicino a quel punto della riva dopo il mare diventa schiuma, c'era una ragazza che si lamentava. Controllò che non avesse fratture o ferite, poi le toccò la fronte con il palmo della mano e sentì che aveva la febbre, anche alta. Il vestito era completamente zuppo. La prese in braccio e la portò verso la capanna. Entrò e la posò sul letto tenendole il braccio sotto la testa per appoggiarla sul cucino con un approdo dolce, lieve. Si diresse verso il lavello, prese dalla dispensa un bicchiere, lo riempì a metà con l'acqua presa dalla bottiglia di vetro che teneva sul tavolo da pranzo. La ragazza bevve a piccoli sorsi. Le soffiò qualcosa nelle orecchie, come un sussurro. Lei si svegliò, aprì gli occhi. Vedendolo chiese chi sei, dove sono?. La rassicurò con un sorriso e tenendole la mano. Stai tranquilla, qui sei al sicuro. Eri svenuta e hai la febbre. Adesso, starai meglio. Riposa. 

La ragazza dormì tutta la mattina, si svegliò verso le tre. Affamata, si sedette a tavola, gustò le uova al tegamino e gli asparagi che lo scrittore le aveva cucinato. Prese il cappello di paglia con un nastro blu' a infiocchettare la tesa e uscì per un giro. Tornò dopo un'ora, aveva raccolto dei fichi. Lo scrittore era fuori, a raccogliere della legna. Aveva lasciato sul tavolo un taccuino. La ragazza lo aprì e lesse il frammento di quello che doveva essere un racconto: “la ragazza russa guarda le foto che si è scattata a Piazzale Michelangelo. Guarda in camera e sorride felice di avere Firenze e l'Arno alle sue spalle. Ha i capelli spuntati che arrivano a toccarle le spalle e le sue mani sono belle, con le unghie laccate di rosso”.











 Scrivi molto bene, lo sai. Così la ragazza disse quando lo scrittore rientrò con la legna che accatastò sul retro del capanno. Uscirono insieme a vedere il tramonto siedendosi a riva. L'uomo le porse una sigaretta e si avvicinò al suo viso per accenderla con l'accendino. Sentì il profumo di lavanda della sua pelle e la bellezza di una giovane donna. Guardarono i colori, arancione, blu, viola, rosso del tramonto scambiandosi poche parole. E' bello qui, disse lei, aggiungendo “da quanto ci stai?”. Da cinque anni la sua risposta. Chi è la ragazza del racconto? Potresti essere tu, rispose l'uomo. Alla sera fecero un falò con la legna raccolta nel pomeriggio. Bevvero caffè e dopo tequila. Lui tirò fuori una chitarra, accennò Yesterday e la ragazza lo sorprese con una voce armoniosa, che cantò le parole di quel successo dei Beatles. La luna era alta in cielo e dava luce al blu' notte quando rientrarono. C'era un solo letto a una piazza e mezzo. Entrò prima lei, poi lui. Parlarono un po', poi lei sganciò il reggiseno e lui la coprì. 

Perchè ci sono notti in cui un uomo copre una donna perchè quella notte contenga piu' vita e magia piu' incanto e felicità perchè possano bastare anche nei tempi di magra. In fondo il sesso e l'amore sono una piena. Ci sono istanti che ci riempiono.

 La ragazza ripartì la mattina dopo, quando arrivò sull'isola la barca che porta verso Lisbona. Li lasciò una cosa, il suo cappello di paglia con la tesa infiocchettata dal nastro blu' perchè lui non la dimenticasse e si ricordasse, quando raccontava il mondo nei suoi taccuini, di quella notte d'amore baciata dal mare e dalla luna. 





Racconto scritto da  Un Sognatore







4 commenti:

  1. I sognatori sono solo persone stupende.
    Maurizio

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    1. Non si vive di soli sogni , perché c'e' il rischio di perdersi e non ritrovarsi più' . Ma il caro Amico è bravissimo a scrivere sia di fantasia o realtà .

      Grazie per il pensiero Maurizio , un abbraccio.

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  2. Un racconto favoloso che mi piacerebbe vivere, ma questo accade solo nei sogni. La tua amicizia è un regalo molto speciale. Radiosa giornata per te...^^

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    1. Ciao caro Vittorio , il caro amico Sognatore ha scritto un capolavoro in questo racconto , dolce quanto basta per farci sognare ...ancora.

      Grazie del pensiero un abbraccio arrivi al tuo cuore , anche per Te sia una buona giornata.

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